CITRULLUS lanatus

“Cocomero, anguria”

Famiglia: Cucurbitaceae

Origine: S. Africa

Caratteristiche: pianta annuale strisciante, ne esistono diverse varietà e cultivar selezionate per i frutti, che per giungere a maturazione possono impiegare da 80 a 120 giorni; può arrivare oltre i 2 m di lunghezza, è in fiore da Giugno a Settembre

Coltivazione: facile da coltivare ama il pieno Sole e un terreno leggero e ben drenato, non ama terreni paludosi e con eccessi di umidità; una volta sviluppata resiste bene alla siccità. Si semina da fine Marzo a fine Maggio, preferibilmente in coltura protetta e si procede poi al trapianto in tarda primavera.

Edibilità 4/5: principalmente si utilizzano i frutti, apprezzati per il loro sapore dolce e il loro potere dissetante; sempre dai frutti si ottengono ottime bevande e sciroppi; i frutti immaturi sono considerati delle verdure adatte per zuppe e minestre; Essendo ricchi in pectina sono adatti anche per marmellate, ne esistono cultivar coltivate appositamente per questo scopo.  le foglie possono essere utilizzate cotte; anche i semi hanno un alto valore nutriente; possono essere tostati e ridotti in polvere da aggiungere ai prodotti da forno, sempre dai semi, visto l’alto numero contenuto in ogni frutto, si può ottenere un olio commestibile. I semi contengono dal 20 al 40 % di olio.

Valore terapeutico 3/5: i frutti sono ricchi di vitamine A, C, B e B6, zuccheri e fruttosio; i semi sono considerati diuretici e tonici, impiegati per alleviare problemi alla vescica e ai tratti urinari; I semi utilizzati come vermifugo hanno un’azione ipotensiva; il frutto altamente diuretico è adatto anche per il trattamento di calcoli renali, Ricco di licopeni ha una funzione protettiva sul cuore; la scorza dei frutti può essere impiegata per alleviare problemi di diabete e eccessi d’alcool.

Curiosità:  l’olio estratto dai semi era un valido carburante per lampade a olio e saponi; dai frutti si ottiene una maschera per il viso. Il citrullus lanatus deve il suo nome botanico per le affinità che ci sono con i cetrioli e i meloni; il termine lanatus (lanoso) identifica la pelosità più o meno presente sulle foglie di questa specie e delle sue varietà. I molti nomi volgari dati alla pianta a cominciare da anguria sono il riflesso di altrettante storie; anguria deriva dal greco “angourion” che significa cetriolo selvatico, mentre cocomero dal latino cucumis con medesimo significato, in Sardegna ancora si utilizza “sindria” che ha radice etimologica nei paesi arabi e catalani, pateca come era conosciuto in Liguria ha origini francesi e portoghesi, Citrone, sarginiscu (saracinesca) e zipagnolo o zuparacu sono i nomi che il cocomero assume nel sud Italia, rispettivamente Abruzzo, Salento e Calabria, cipango o zipango potrebbe risalire al nome antico del Giappone, aree in cui il frutto si è molto diffuso o a “zio parroco” per analogia fra semi e bottoni del parroco. La grande diffusione di questo frutto comincia con la testimonianza di David Livingstone, un esploratore del continente africano, che la trovò spontanea  nel deserto del Kalahari da cui si crede che la pianta sia originaria; li è chiamata tsamma una varietà di citrullus indispensabile come fonte d’acqua. L’addomesticamento e la coltivazione risalgono a tempi molto antichi, già 5000 anni fa gli egizi la utilizzavano fra le offerte deposte nelle tombe, la mitologia egiziana la vuole nata dal dio Seth e nel X secolo la troviamo già diffusa in Cina. Il nome di lerotse glielo attribuiscono il popolo dei Beciuani, dove era considerata anche pianta sacra e propiziatoria dei successivi raccolti.

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