Fra questi muri si sente il suono del vento, la leggerezza e la flessibilità delle strutture portanti trascendono l’acciaio, l’intera struttura è parte del bosco e del verde circostante, ogni incrocio e ogni arco dosa forza e resistenza e il tutto è totalmente antisismico e riciclabile; è una casa di bambù. Materiale nobile, dalle cui virtù si ricavano molteplici prodotti e impieghi: staccionate, tubi d’irrigazione, elementi decorativi, manufatti e strutture portanti, impalcature e tetti, i suoi virgulti sono molto utilizzati nella cucina orientale, dalle sue fibre si realizza un tessuto ipoallergenico e oggi si considera il suo legno utile anche per pavimentazioni. Fino agli anni 40 del Novecento era elemento di base per l’edilizia orientale e in particolare per il Giappone: i monasteri zen, la cerimonia del Tè, le case, tutto dipendeva dall’utilizzo di questa risorsa naturale; fu rimpiazzato per necessità belliche e scarsità di approvvigionamento dal più moderno acciaio. Oggi il bambù è considerato un materiale innovativo e all’avanguardia, dalle caratteristiche fisiche uniche in natura, è la pianta capace di produrre in assoluto più biomassa, riuscendo in alcune varietà a raggiungere i 15-20 metri in solo un anno di vegetazione.
Non ha rivali in termini di flessibilità e di crescita, le canne di bambù necessitano comunque di due o più anni per maturare e rafforzare il loro denso legno e una volta raccolte richiedono trattamenti particolari per renderlo duraturo e resistente agli attacchi dei parassiti. Questa graminacea forma dei boschi e il suo reticolo di radici trattiene il terreno, ma può risultare invasiva ed eliminare altre specie arboree, il suo ciclo può durare 100-120 anni per poi deperire subito dopo la fioritura e lasciare posto alle piantine che nate dai nuovi semi impiegheranno circa cinque anni per rigenerare un bosco degno di essere utilizzato.
Da sempre i materiali vegetali offerti dalla natura ed elaborati dalla civiltà e dall’ingegno dell’uomo sono visti oggi secondo ritmi e necessità diverse, ma un tempo rispecchiavano meglio il territorio, le sue risorse e le tradizioni della società che in quel luogo viveva.
A parte la durevole pietra, il legno necessitava un continuo ricambio, escludendo Venezia che poggia ancora oggi sui pali di quercia immersi secoli fa a sostegno delle sue case, rimangono solo tracce delle palafitte erette nei laghi tra le comunità dei primi uomini stanziali, e solo supposizioni di come fossero edificati i templi con le colonne in legno e i tetti di terracotta della comunità etrusca e celtica. Sembra che nell’ultimo secolo la casa e il modo di costruirla sia transitato da un fare artigiano, quasi una forma d’arte durevole e figlia di antiche tradizioni e d’esperienza a una vera e propria forma d’industria. L’edilizia con i suoi innovativi materiali e i mezzi sempre più potenti ha reso possibile l’abbandono di tecniche e di capacità non più richieste. I grandi trasporti hanno reso il mondo più piccolo e l’uomo capace di consumare le risorse di questo pianeta; di spostare montagne e incanalare i fiumi; interi quartieri costruiti con una tale velocità rendevano difficile mantenere un’urbanistica figlia del territorio e del buonsenso, per realizzare condomini di cemento era necessario incasellare tutto, anche il lavoro e trasformare i contadini delle campagne in operai di città. Con la promessa di nuovi capitali molti spazi si sono trasformati, è così nella scala dei valori alle campagne si sono sostituite le industrie, alle industrie l’economia, all’economia la finanza, svincolando il lavoro dalla sua origine: la Terra e la sua biodiversità. Il rapporto casa – essere umano offre ampi spazi d’interpretazione, e ben rispecchia la storia, ma oggi e già possibile costruire case con ogni tipo di materiale, si può nobilitare perfino la spazzatura; riciclando lattine di birra, bottiglie in plastica e in vetro, copertoni si possono edificare case magnifiche a zero impatto ambientale, ma per proporre una sostenibilità nata da risorse vegetali rinnovabili e materiali naturali è necessario guardare avanti. Costruire con biodiversità vuol dire realizzare case composite, evitando monocolture e tracciando nuove normative che guardino all’equilibrio naturale, ma paglia e canapa, sono dopo il bambù piante che rispettano questo quadro, offrono molta biomassa adatta ad essere resa inerte e diventare materia prima.
La paglia è un prodotto di scarto della lavorazione del grano, una volta pressato in ballotti rettangolari si presta già alla posa in opera, ha bisogno di essere isolato dall’umidità sia da sotto sia tramite una buona intonacatura; molto facile risulta il posizionamento degli impianti; termoregola e fa traspirare gli ambienti, prevenendo così la formazione di muffe. Sarebbero necessarie varietà di grano più alte di quelle industriali, come possono essere i grani antichi, la cui paglia era un bene altrettanto prezioso per la vita e la casa contadina.
La canapa invece può diventare la numero due in termini di biomassa dopo il bambù; è una pianta molto versatile il cui uso in bioedilizia si è andato definendo negli ultimi anni, ma già gli antichi si affidavano alle sue fibre per costruire case e monumenti; come testimonia il Pierandrea Mattioli citando Dioscoride:
“Il canape domestico, è tanto noto ai tempi nostri in Italia, che superfluo, è veramènte narrarne altra historia. Et quantunque sia egli volgarissima pianta, è utile però molto in molte cose,et non solamente nel farne le funi grossissime per uso degli edifizi, et delle navi, et per sostenere il grandissimo peso di molti legnami, et pietre poderosissime, ma per fare delle tele per le vele delle navi, et camice, et altre cose per i contadini, et altre povere genti”.
Se dalle sue fibre oggi si ottengono isolanti morbidi, l’ossatura e il rivestimento della casa in canapa viene fornito dal canapulo o tiglio, la parte interna della canapa, una volta considerata scarto e bruciata, è oggi la vera risorsa cellulosa della canapa, una volta mineralizzata essa si lega molto bene con la calce e diventa un inerte leggero, isolante e traspirante, intonacabile o formabile a blocchi utili per una rapida posa in opera. Aziende specializzate stanno affrontando le questioni pratiche e da qualche anno alcuni cantieri utilizzano canapa e calce come risorsa edile.
Bambù, paglia e canapa insieme a legno, terra e pietra, all’efficienza energetica, alla raccolta delle acque piovane e della differenziata possono essere gli elementi di una casa che dal tetto al giardino riprende a vivere in sinergia con il territorio e dove la tecnologia impara dalla natura l’arte dell’equilibrio e dell’efficienza .