Mario Calvino

m_a0421e823eMario Calvino (1875-1951) Un rivoluzionario tra le piante

 

« Lo studio serio e la pratica dell’agricoltura dovranno condurre gli uomini sul retto sentiero della fratellanza, dell’uguaglianza e della libertà (…) so che più spesso parlerò al vento. Ma anche le piante affidano al vento i loro semi, supremo scopo della loro vita. Non tutti i  semi saranno dispersi, basta che solo uno trovi un ambiente propizio per assicurare e moltiplicare la specie (…)»

 

Mario Calvino nasce il 26 marzo del 1875 nei pressi di Sanremo, in una villa situata sulla maggiore delle dorsali del monte Bignone. La villa comprendeva ampi possedimenti terrieri ed era circondata da limoni, ulivi e palme, in un clima favorevole allora come ora ad un’agricoltura pregiata e di primizie, ma sfavorita dall’isolamento e da mezzi tecnici scarsi o nulli. La situazione è ideale per far nascere in lui l’ amore per le piante e la natura: il fervore agricolo del padre Giovan Bernardo e la vivacità intellettuale della madre, Gerolima Assunta Guagno, scomparsa prematuramente, sono elementi che portano Mario e suo fratello maggiore, Quirino, a un’educazione libera e selvaggia. È il tempo dei comizi agrari e, a Sanremo, personaggi illustri cercano di tracciare la via per risolvere i problemi di un’agricoltura arcaica e frammentata. Per sanare quei problemi è necessario porre nuove basi culturali, offerte dalla scienza, nell’arte di coltivare la terra. Cominciano a diffondersi nuove tecniche di potatura, di innesto, di selezione e ibridazione delle piante, nonché modi di concimare la terra e combattere i parassiti, e tutto ciò costituisce la palestra di studio di Mario Calvino, palestra potenziata dalle lunghe camminate presso le ripide campagne soprastanti Sanremo, dove Mario impara ad osservare e ascoltare. La sua formazione giovanile si completa nella Facoltà di Scienze Agrarie di Pisa. Si laurea a pieni voti nel 1899, con una tesi d’avanguardia dedicata all’agricoltura di Sanremo: ora ha tutte le carte in regola per riscattare le sorti di quel territorio. La floricoltura nascente gli offre discrete possibilità di lavoro, ma è con l’istituzione della Cattedra Ambulante di Porto Maurizio, affidatagli nel 1901, che egli inizia la sua straordinaria carriera professionale. In tale ruolo, Mario esercita appieno il suo attivismo per migliorare le condizioni degli agricoltori. La Cattedra Ambulante era operativa nella provincia di Imperia con un territorio che andava dal mare alla montagna. Alla difficoltà di affrontare differenze climatiche così vaste, e problematiche così varie, si aggiungeva la diffidenza e l’isolamento proprio delle piccole comunità sparse lungo un territorio difficilmente percorribile. La povertà e l’arretratezza rendeva ostile ogni novità, ma Calvino, figlio di quei territori conosceva i linguaggi di quelle genti, e con la disinvoltura che contraddistingueva la sua figura, conquista le realtà interessate educandole ai nuovi modi di governare le piante e curare i terreni.

Il presidio delle comunità locali non è l’unico mezzo comunicativo utilizzato da Calvino, egli redige e dirige il periodico mensile e quindicinale “L’Agricoltura Ligure”, non solo una raccolta di articoli tecnici e di nozioni istruttive, ma un prontuario pratico per risolvere i problemi segnalati dagli agricoltori, affrontare dibattiti e fare cultura. Oltre a scrivere, egli affronta il rinnovo della coltura dell’olivo tramite potature, saggia i terreni, e coordina i vivai per la fornitura di barbatelle innestate di viti resistenti alla filossera. È fra i primi ad intuire le nuove possibilità offerte dal florovivaismo e fonda un’associazione di commercianti per promuovere l’esportazione dei fiori nei mercati emergenti. Il vicino sud della Francia, sta trasformando i fiori da realtà di autoconsumo a vero e proprio traino per l’economia locale e nazionale. Proprio in Francia, Mario Calvino conosce Raphael De Noter scienziato e studioso di piante alimentari di origine tropicale ancora sconosciute in Europa, e ne condivide la passione e il campo di ricerca. Calvino cerca di diffondere piante nuove per il territorio, come il carciofo con le spine (Cynara scolymus) e diverse varietà di topinambour sperimentali (Helianthus strumosus) coltivandoli nei suoi appezzamenti. Oltre a battersi per l’apertura di una banca che operi il credito agli agricoltori, alleva trote sul Nervia e l’Argentina, introduce la pratica del sovescio in montagna, predispone una biblioteca agricola libera e itinerante, insegna ai neofloricoltori come ottenere tramite impollinazione artificiale nuovi colori e varietà di piante ornamentali, organizza mostre, conferenze, incontri. Nel 1908, due incontri cambiamo la sua vita: il primo, durante una conferenza a Bordighera, con l’ambasciatore del Messico, il dottor Joaquin Casasus che affascinato dalle sue ricerche gli offre la direzione della sperimentazione agricola in Messico; il secondo con certo Cirillo Lebedintseff, esule russo, nostalgico della patria, a cui per simpatia, data la somiglianza fra i due, Calvino concede il suo passaporto. Il 1° marzo 1908, Cirillo viene arrestato e giustiziato a Pietroburgo per aver organizzato un attentato allo Zar. Sui giornali dell’epoca (Corrire della Sera del 2 marzo) rimbalza la notizia dell’esecuzione di un certo Mario Calvino di Sanremo, quale rivoluzionario e attentatore. Lo scambio di identità permette ai nemici di Calvino di attaccare la sua figura, già discretamente famosa. Calvino non negherà mai il gesto, ma per ovvie ragioni e, forse spinto anche dal suo animo avventuroso, decide di accettare l’offerta dell’ambasciatore messicano. All’inizio del 1909, parte per il Messico affidando ai suoi collaboratori la Cattedra Ambulante e la promessa di continuare a lavorare per lo sviluppo della sua terra natia. Lo situazione agricola del Messico è, in quel tempo, questione urgente e prioritaria, ma è ancora affidata a una gestione disarticolata e arcaica. Per renderlo un settore trainante, Calvino deve ripartire anche qui dalla cultura. È nominato direttore della Divisione di Orticoltura alle dipendenze del Ministero dell’Agricoltura: il suo impegno tecnico e sociale costituirà la spina dorsale della riforma agricola messicana. Tutte le buone pratiche che per anni ha cercato di diffondere in Liguria, sono qui riproposte e adattate alle diverse condizioni climatiche e sociali: dialoga con gli agricoltori, con i pochi mezzi a disposizione, organizza specifici corsi di formazione sull’innesto di piante pregiate, la pratica del sovescio e della pacciamatura, introduce, adattandole, nuove colture (tra cui l’olivo), sviluppa le colture da foraggio e dei cereali; seleziona le numerose varietà autoctone, essendo il Messico un paese chiave per la speciazione (l’evoluzione delle specie vegetali), riesce persino a coltivare zucche nel deserto interrando sotto la pianta, quale riserva idrica, le pale del fico d’India, e a organizzare delle mostre floreali e feste degli alberi. Il tutto è sempre rivolto all’ autosufficienza alimentare e alla cultura. Questo lavoro implementa notevolmente la sua conoscenza delle piante esotiche e tropicali, in particolare della canna da zucchero. Il suo amore per la terra e le piante, conferisce autorevolezza alla sua ricerca, procurandogli il titolo di Maestro Orticolo. Nei suoi viaggi Calvino approfondisce i temi a lui cari: in California, conosce il professore Emanuele Fenzi con cui sviluppa la coltura dell’avocado, entra in contatto con il lavoro di selezione operato da Burbank, scomparso pochi anni prima, e conosce numerosi ricercatori americani con i quali approfondisce la teoria genetica rivelata da Mendel. Non mancano i carteggi verso i suoi collaboratori in Italia, a cui spesso il pensiero di Calvino si rivolge. Nonostante lo scoppio di moti rivoluzionari, tra il 1911 e il 1913, Calvino continua il suo lavoro in Yucatàn, dove l’arsura tropicale rende davvero difficoltosa l’orticoltura. Nel 1917, la sua vita è messa a rischio dai numerosi attentati, le rivolte si trasformano in guerra, ed è tempo per Calvino di trovare nuovi spazi: parte alla volta di Cuba. Poco dopo il suo arrivo è nominato Direttore della Stazione Agronomica Sperimentale di Las Vegas, nei pressi di Havana: a lui, il compito di ripristinare il ruolo prefisso dall’istituto, afflitto da una cattiva gestione, e di riorganizzare i termini entro cui effettuare le ricerche in campo agricolo, specialmente rivolti al miglioramento genetico della canna da zucchero. Tutte le esperienze messicane di Calvino si rivelano preziose: le colture però sono qui molto più fiorenti, la terra è fertile e l’agricoltura è alla base della prosperità dell’isola. I punti di riferimento sono i mercati mondiali e le abbondanti produzioni di zucchero di canna, ma Calvino non crede nelle monocolture e cerca di differenziare le produzioni per ottenere più prodotti utili (dal pane, alle fibre, all’alcool, ai foraggi) senza mai trascurare il rinnovo dei suoli. È il 1920, e Calvino torna momentaneamente in Italia: oltre agli impegni professionali, è conscio della necessità di trovare una compagna. Affronta la questione con il suo solito spirito pratico e dopo una breve ricerca, mette a fuoco una brillante ricercatrice, laureata in Scienze Naturali, Eva Mameli, che di lì a poco diventerà sua moglie. Il viaggio di ritorno a Cuba suggella lo sposalizio e, nonostante la rapidità del cerimoniale, i due lavorarono insieme con stima e amore reciproco. A Cuba, il lavoro della moglie implementa molto le qualità scientifiche dell’approccio ai temi agricoli già avviati, e il ruolo della donna-scienziata acquista rilievo all’interno della società havanese. Nel 1923, nasce il loro primogenito, Italo, a Santiago di Las Vegas, che diverrà poi ben noto scrittore. Coadiuvato da Eva, Mario può affrontare il problema delle malattie che colpiscono le importanti colture del tabacco e della canna da zucchero; ogni rivelazione tecnico scientifica era comunque rivolta ad un miglioramento delle condizioni di vita delle classi più povere, ed è con questo intento che Mario ed Eva fondano una Scuola Agraria per formare i coloni, e la rivista “Chaparra agricola” collegata alla scuola: le coltivazioni sperimentali operate dalla Stazione Sperimentale di Santiago di Las Vegas divengono un polo attrattivo per molti neolaureati e stagisti anche italiani.

Gli scambi tra scienziati di settore e i convegni, arricchiscono di articoli la rivista e la qualità delle sperimentazioni portate avanti dalla scuola da poco fondata: i contatti con l’Italia si infittiscono, e proprio quando la scuola di Las Vegas svolge appieno la sua opera formativa, sembra imminente l’apertura di una Stazione Sperimentale per la Floricoltura a Sanremo. La notizia risveglia l’amore mai sepolto di Mario per la sua terra, dove fa ritorno nel 1925. Sono passati diciassette anni dalla partenza di Mario dalla sua Liguria, la floricoltura si è enormemente sviluppata occupando migliaia di posti di lavoro, le colonie italiane in Africa e soprattutto la Stazione Sperimentale di Sanremo ben collocano l’esperienza maturata da Mario in tutti questi anni. La stazione nasce il 25 gennaio 1925, «oltre a far conoscere il risultato degli studi e degli esperimenti nostri ed altrui, oltre alla propaganda in favore di miglioramenti tecnici e di colture nuove, è nostro desiderio favorire lo sviluppo dell’orticoltura ligure». Con spirito diretto, agevolati da una società più coesa e di infrastrutture più funzionali, Mario ed Eva insegnano pratiche di miglioramento, creazione e selezione genetica, ad una folta schiera di floricoltori, coinvolgendoli ed educandoli in un campo del tutto all’avanguardia per quell’epoca. Il fallimento della banca a cui erano legati i fondi della stazione ostacolarono lo sviluppo del progetto, così che Mario offre la sua casa per ospitare le strutture necessarie al funzionamento della Stazione Sperimentale. Il perdurare di questa condizione si protrarrà fino al 1958. Nel 1927, ancora lo zucchero lo porta a viaggiare per l’Africa e, in veste di consulente, stabilisce le basi per il funzionamento della società saccarifera italo-somala. L’impegno maggiore, più che alle ambizioni autarchiche, lo dedica comunque allo sviluppo della floricoltura sanremese. Sono migliaia le varietà di piante coltivate dalla Stazione Sperimentale. È il primo in Europa a coltivare lo yacòn (Polymnia sonchifolia), non mancano naturalmente gli avocado (Persea americana), le zucche centenarie (Sechium edulis) e molte altre piante alimentari e ornamentali ancora sconosciute ai mercati. Nonostante la carenza di fondi, i ritardi delle sovvenzioni ministeriali, la mancanza di strutture adeguate e la fuga di personale qualificato verso posti di lavoro più remunerati, Mario ed Eva conducono una ricerca dettagliata sulla valorizzazione ecologica, i giardini commestibili, i giardini utili alla fauna, e l’acclimatazione di piante tropicali. Nel 1936, l’Italia necessita di beni primari, e con l’autarchia sono richieste tutte le competenze dei Calvino. Viene introdotta la coltura della soia e dei suoi numerosi derivati, promossi da Italsoia, e si sperimenta l’estrazione della gomma da una specie di tarassaco. In questo periodo, Mario ha modo di rivivere la libertà inventiva e sperimentale negatagli dal settore florovivaistico ormai mosso da interessi industriali, dal quale gradualmente si distacca. Torna tra i suoi boschi e tra le sue amate piante, quale uomo libero di pensare e di agire, libero di raccogliere fiori per la moglie durante una camminata, e di insegnare le buone novelle del mondo delle piante al giovane Libereso Guglielmi, che diverrà poi un noto giardiniere, ma soprattutto un grande uomo, di cui parleremo in seguito. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Calvino si occupa del mantenimento delle collezioni presenti, costate anni di lavoro e ricerca. Non mancano i colpi di scena, e la famiglia Calvino si dimostra capace di sopportare le angherie e ritorsioni di un sistema ormai fuori 82 

controllo. A guerra finita i due figli prendono la loro strada: Floriano, il più piccolo, sceglie geologia, Italo, invece, si ribella alle imposizioni del padre abbandonando la facoltà di agraria per dedicarsi agli studi classici. Il dopoguerra vede Mario impegnato a ordinare le sue colture alimentari sperimentali, seguire l’attività della Stazione Sperimentale e a mantenere contatti con ricercatori ed esploratori botanici, che gli inviano semi e campioni da tutto il mondo. Il numero di piante saggiate da Calvino, all’interno della Stazione Sperimentale, cresce di svariate migliaia. Cerca di ingrandire le possibilità dell’Istituto acquisendo la Villa Bel Respiro, confinante con il campo sperimentale. Dopo l’ennesimo viaggio a Roma per preparare le pratiche, una bronchite lo colpisce: il 25 ottobre del 1951, a Sanremo, si spegne la luce di Mario Calvino, e con lui il grande fervore di un pensatore libero, di un uomo di azione che sapeva ascoltare e comunicare, di un ricercatore curioso e instancabile. Quel fervore si può ritrovare, con estrema attualità, negli scritti che ci ha lasciato, nella vita che ha saputo vivere, e nelle molte piante che è riuscito a diffondere e amare, e che ancora aspettano di essere conosciute.

 

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