“ Pianta sensitiva, morirvivir”
Famiglia: Fabaceae
Origine: S. America
Caratteristiche: cresce spontanea in terreni coltivati, frutteti e pascoli delle regioni tropicali e subtropicali, terreni umidi e boschi luminosi fino ad altitudini di 1200 m. Pianta annuale o perenne che cresce fino a 90 cm di altezza; presenta fusti semilegnosi con rami dotati di spine; foglie paripennate dal colore verde acceso; infiorescenza di circa 1 cm, dal colore rosa, tondeggiante e dall’aspetto vaporoso; il frutto è un breve baccello di 2 cm contenente 3 o 4 semi; fissa azoto; temperatura di vegetazione 10 °C- 35 °C.
Coltivazione: pianta che ama temperature miti sopra i 20 °C, non tollera il gelo. Predilige posizioni luminose a pieno Sole o mezz’ombra; cresce bene in qualsiasi tipo di suolo, anche quelli poveri di sostanza organica. La pianta è adattata per crescere in condizioni di umidità e vento forte. La pianta completa il suo ciclo già in 90 giorni dalla semina, che è da eseguirsi in coltura protetta, da maggio in poi per poi trapiantarle all’aperto dopo i primi stadi di sviluppo da giugno in poi. I semi si interrano pochi millimetri e impiegano circa 4 settimane a nascere, sono da mantenere umidi e protetti dal Sole diretto fino a che non arrivano a 8 cm di altezza.
Edibilità 2/5: si utilizzano i fiori prodotti in discreta quantità verso Settembre; dal profumo delicato possono essere adoperati freschi, cristallizzati o utilizzati per preparare un distillato di fiori; dai semi piccoli, ma numerosi si può ottenere un olio simile a quello di soia.
Valore terapeutico 2/5: secondo la medicina Ayurvedica la radice dal sapore amaro e acre, ha proprietà rinfrescanti e purificanti, può essere utile come antidoto per avvelenamenti leggeri e intossicazioni in caso di biliosità, dissenteria, infiammazioni, sensazioni di bruciore, affaticamento, asma e malattie del sangue e per controllare l’alcolismo; le foglie sono amare e toniche, leggermente sudorifere. Tutta la pianta contiene l’alcaloide “mimosina”, utile a promuovere la rigenerazione dei nervi e a stimolare la purificazione del corpo.
Curiosità: il nome già spiega il carattere distintivo e unico di questa specie di Mimosa, capace di rispondere a stimoli tattili e alle vibrazioni chiudendo le foglie in maniera rapida e abbassando bruscamente i rami a stimoli più forti (tigmonastia), questa difesa utile in caso di pericolo da predatori, vento forte e caldo intenso diminuendo la superficie esposta non ha eguali in natura ed è stata ampiamente studiata già al tempo di Darwin. Esperimenti condotti su questa pianta, allora come ora, provarono che la risposta agli stimoli viene attenuata con il ripetersi dello stimolo stesso, infatti tale movimento costa molta energia alla pianta e deve essere attivato solo in caso di reale necessità, quasi che la pianta imparasse a non sprecare energia per dei “falsi allarmi”. Attualmente è oggetto di studi da parte del LINV, Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale condotto dal prof. Stefano Mancuso. Come altre Mimose presenta il fenomeno della nictinastia, dove le foglie a sera si mettono in posizione di riposo cambiando angolazione; tale movimento è da attribuirsi a una struttura specializzata presente nel picciolo e preposta a regolare la posizione delle foglie con meccanismi di osmosi per alterare la tensione cellulare delle strutture fogliari. Questa pianta naturalizzata nei climi tropicali e subtropicali è diventata una discreta infestante delle aree agricole, pianta colonizzatrice che ha una relazione simbiotica con alcuni batteri del suolo utili a fissare l’azoto atmosferico, funge da rigeneratore dei suoli e da pacciamatura vivente; possibile il fitorisanamento per aree inquinate, adatta alla permacultura tropicale e alla Carbon farming.