MIRABILIS expansa

“Mauka, chago, yuca, miso, taso, pega-pega”

Famiglia: Nyctaginaceae

Origine: Sud America, Ande

Caratteristiche: erbacea perenne a portamento semiprostrato con radice tuberosa e parte aerea decidua. Solitamente raggiunge i 50 cm circa di altezza, ma alle volte può superare il metro. Le foglie sono opposte, ovate, piuttosto coriacee; i fiori sono imbutiformi, leggermente lobati, rosa, bianchi o gialli. Gli steli sottoterra sono lunghi e carnosi di colore rosa-rossatri. La radice può arrivare a 6 cm e più di diametro. 

Coltivazione: preferisce terreni ben drenati, sciolti, ricchi di materia organica. Cresce bene anche in zone piuttosto fredde ed esposte ai venti: la parte aerea è sensibile al gelo, ma la radice è assai più resistente. La propagazione si effettua tramite talea (durante l’estate), divisione delle radici (in autunno per poi ripiantarle nella primavera successiva), o per semina (da eseguire in primavera in serra e trapiantare in pieno campo ad inizio estate). In una stagione le radici raggiungono già una dimensione accettabile e si può avere un raccolto soddisfacente, ma se lasciata in terra come perenne crescerà ancora di più.

Edibilità 3/5: le radici si utilizzano fresche dopo essere state esposte al sole per una giornata circa, in modo di eliminare una sostanza astringente ed irritante. Si può cuocere con zucchero di canna e/o miele, ottenendo così anche una deliziosa bibita con l’acqua di cottura. Si adatta bene a piatti salati o dolci. Le foglie si usano in insalata.

Valore terapeutico 1/5: offre un importante apporto di carboidrati e proteine: basti pensare che le radici tuberose contengono l’87% di carboidrati e il 7% di proteine, mentre le foglie presentano il 17% di proteine.

Curiosità: la mirabilis expansa è la specie più rara fra tutte le piante alimentari degli Inca. Coltivata in Perù durante l’epoca pre-colombiana, fu ritenuta estinta fino al 1965, quando fu ritrovata in coltivazione in pochissimi villaggi andini. Attualmente si coltiva in poche zone del Perù, principalmente a Cajamarca, e poco anche in Bolivia ed Ecuador. La sua coltivazione  si è ridotta a orti familiari, e la sua conservazione come specie si deve soprattutto ai contadini che hanno continuato ad apprezzarne la produttività e il gusto, oltre che servirsene per foraggiare gli animali con le foglie.

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