NATURE BY MOKHTAR

Ci troviamo finalmente a casa, un viaggio di otto giorni che sono sembrati due anni, tanti gli scambi umani, incontri casuali, errori, incomprensioni e attimi di sublime. Dopo dieci anni siamo riusciti a partire con un po’ di semi da condividere e nessuna aspettativa. Ogni viaggio porta il suo insegnamento, e devo dire che abbiamo cercato e a tratti trovato lo spirito del viaggio in quel del Marocco, nella cintura verde di Marrakech.  Il caos della città di arrivo ci ha accolto e stordito, con il suo lato troppo umano, sfuggente e terreno, a tratti misterioso, con i 3 canti quotidiani dai Minareti e gli uccelli tra i riad e le terrazze, il mercato infinito di offerte e oggetti, la Medina in pieno fermento, le officine, i negozi d’artigianato locale fra dolci e offerte di strada, le moto i muli e i carretti ci ha messo subito voglia di natura e ci siamo avventurati tra taxi e autobus popolari verso la valle di Ourika, sotto la catena montuosa dell’Atlante. Lì i primi segni di un’agricoltura ancora vera, fatta di canali, pietre, agrumi e zappe, baccelli e piccole aziende.

 

Dopo un po’ di esplorazione mi sono chiesto: “cosa intenderanno in queste zone per permacultura? Esiste ancora questa consapevolezza?” Alla spontaneità della domanda, è stato semplice e diretto,  di ritorno a Marrakech, scovare quest’accenno sulla Natura di Mokhtar, a otto km dalla città. Il giorno dopo, dopo un breve contatto via telefono con un passaggio al volo decidiamo di andarli a trovare. Un piccolo ingresso ci invita a scoprire un giardino di benvenuto e due ettari di terra, in quasi totale autonomia di cibo ed elettricità, Mokhtar ci accoglie con un sorriso, un vero appassionato di piante e di alimentazione, già nei benvenuti e presentazioni abbiamo inteso temi di una medesima ricerca, buone pratiche, lombricompost l’importanza dei semi e dell’acqua, del cibo e dell’accoglienza.

“E semplice, grazie alla natura tutto ci è possibile”. dice raccontandomi del posto e dei dodici anni spesi per un vero ritorno alla terra.

Mokhtar ride alla mia domanda posta in una sorta di esperanto sulla permacultura : “ E’ l’agricoltura dei nostri padri, sono le nostre radici” dice in francese, il gallo canta; in un attimo comprendo finalmente, spogliato di tutte le superfici intellettuali di cui abbiamo rivestito questo termine, in modo chiaro i prossimi passi da seguire, lo sguardo oltre l’orizzonte cade nel presente. Andate a fare un giro con Aziz ci dice mentre ci mostra il funzionamento della pompa e dei pannelli solari, l’area delle verdure raccolte e il giardino ristoro. La condivisione con questo gruppo di persone si è trasformata in amicizia, in semi da piantare, in profumi di piante aromatiche e acqua che scorre, in un ottimo pranzo con insalate raccolte fra cipolle e agrumi, una Tajina fenomenale preparata da Sofia su istruzioni di Mokhtar. Una buona bevanda di succo fresco di carota, rapa, bietola e arancia appena raccolte ci ha dato forza e protezione dal solleone. Questo dopo aver visitato uno dei due campi principali, verdissimo e rigoglioso, infestato da fiori, tra papaveri, spinaci, asteracee, malve si nascondevano patate, carote, bacelli, bietole, barbabietole, cavoli, e persino granoturchi.

Ai sovesci di leguminose Aziz, l’aiuto di Mokhtar, assecondava pomodori, zucchine, cetrioli…un sistema semplice, manuale, gli steli di favino alti due metri venivano stesi a terra, questo faceva si che il sovescio diventasse il nuovo letto di coltura, sui dossi preparati l’autunno precedente si poteva ripiantare senza lavorare ulteriormente il terreno, il goccia a goccia faceva il resto. Li l’acqua è fondamentale, con un pozzo a gas Mokhtar distribuiva acqua a tutta la proprietà. Finito il pranzo ho lasciato alcuni pacchetti di semi, con tanto di traduzione in arabo; Mokhtar ne conosceva diverse di quelle piante curiose, il pomodoro del viandante i basilici del mondo, l’albero delle melanzane, ma semi particolari sono abbastanza difficili da reperire da quelle parti così come quelli tradizionali. i suoi cassetti con diverse specie da lui riprodotte sono un punto di partenza fondamentale per la sua fattoria organica. Molti semi sono stati fatti sparire dalle solite compagnie mascherate da benefattrici, e gli agricoltori sono caduti nella trappola delle monocolture e dei fitofarmaci.

Ma non l’Oasi di Mokhtar. Ho visto la rete che ci unisce oltre i limiti della lingua e delle tradizioni. Un andare verso nuove radici, nuovi fiori. “ Le vedo già crescere qui nel giardino” dice riferendosi alla Perilla, alla margherita elettrica, alla Stevia. Sono proprio curioso di vedere qualche nota di queste “piante innovative” condivise che spunti daranno in quella terra, a quell’oasi di giardino commestibile e naturale, a quel gruppo di veri coltivatori.

“Siete sempre i benvenuti” Dice ancora ridendo”.

Grazie Mokhtar.

Cosa curiosa che Anche nel rientro verso la città, con il nostro accompagnatore, Majid, iniziamo a parlare di piante. Ci rivela che ha un piccolo orto per autoprodursi il cibo per sè e la sua famiglia, e che non conosceva Mokhtar, ma prima erano dovunque fattorie come la sua, anche lui conferma che i semi tradizionali sono stati fatti sparire quasi del tutto…apro la borsa e ancora pomodori, aromatiche e semi antichi sono oggetto del nostro scambio. Anche lui sarà una mano in più per seminare.

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“Mokhtar, il proprietario della casa, non si limita a piantare verdure. “Ho due mogli, mia moglie e la mia fattoria”, dice sorridendo. “Non è una vita facile e richiede competenze, ma quando vedi il tuo lavoro realizzato, la soddisfazione prende il sopravvento sulla stanchezza”. E con un succo verde ricco di vitamine, l’energia torna!”

La passione di Mokhtar non è casuale. Prima di lui, suo padre e i suoi antenati già coltivavano le terre e, a differenza di altri agricoltori, non si è mai arreso alle grandi pressioni finanziarie e fondiarie che questa zona di Marrakech si trova ad affrontare.

Mokhtar ha invece scelto di preservare la sua eredità e di sviluppare quello che è diventato il suo progetto di vita negli ultimi dieci anni. Anni di lavoro dall’alba al tramonto, ha creato un ambiente paradisiaco idilliaco. “I nostri figli erediteranno tutto questo e non voglio lasciare loro un garage”, dice convinto.

L’orto e le colture sono tutte gestite secondo i principi della permacultura.

Questo metodo di produzione agricola esiste dagli anni ’70 e si ispira all’armonia della natura. Questo approccio sostenibile si basa sulla complementarità tra le specie vegetali, dove i suoli sono preservati e l’ecosistema è in grado di rigenerarsi. E quando si tratta dell’agricoltore, è lui il garante affinché tutto ciò possa realizzarsi.

Mokhtar prende molto sul serio questo ruolo. “Per me le piante sono come gli esseri umani. Hanno bisogno di mangiare, bere, essere curate e ricevere amore. Mi piacciono particolarmente le zucchine perché è davvero come comunicare con una persona. Nelle diverse fasi della sua crescita, esprime i suoi bisogni”, e l’agricoltore deve saperli ascoltare.

Con umiltà aggiunge: “La nostra permacultura non è recente, i nostri antenati già lavoravano così. Mio padre raccoglieva i propri semi, a volte trascorrendo le fredde notti invernali all’aperto per innaffiare le sue piante”.

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