“Pepino dulce, pera melone”
Famiglia: Solanaceae
Origine: regioni andine del Sud America

Caratteristiche: arbusto perenne, coltivato generalmente come annuale alle nostre latitudini. Le foglie sono verdi, semplici e lanceolate; i fiori sono viola o bianchi con strisce viola, e si riuniscono in grappoli di 5-10 fiori, dei quali solo pochi portano a compimento il frutto. Quest’ultimo è ovale, liscio, simile ad un uovo, di 10-15 cm, di colore giallo-dorato con strisce marroni violacee che a volte possono coprirne tutta la superficie.
Coltivazione: di facile coltivazione, lo si può fare in vaso o piena terra. Nel primo caso, avendo cura di ritirarla durante l’inverno, la pianta si comporta come perenne; in campo, invece, può resistere fino ai -3°/-5° C. Predilige posizioni soleggiate e terreni ricchi e ben drenati, come le altre Solanaceae. Si moltiplica facilmente per talea, in febbraio-marzo.
Edibilità 4/5: i frutti sono aromatici e dolciastri, e ricordano al sapore un mix di melone, pera, e mango. Si possono consumare crudi, da soli o in un interessante macedonia dal gusto esotico; oppure cotti, fritti o in umido come contorno. Ottimi per preparare succhi rinfrescanti e speciali marmellate.
Valore terapeutico 3/5: il frutto è innanzitutto ricco di vitamine: in gran quantità è presente la vitamina C, la vitamina A, la vitamina K e il beta-carotene. Tra i minerali troviamo il magnesio, il calcio, il rame, il manganese e il ferro. Il basso valore calorico e i buoni contenuti vitaminici sono d’aiuto in caso di diabete, e i carotenoidi contenuti hanno proprietà antiinfiammatorie, antitumorali, antimicrobiche, e sono utili per ripulire le vene dal colesterolo cattivo (LDL) e contrastare i processi ossidativi di pelle e ossa. Per il basso contenuto di sodio, il frutto di Pepino è indicato anche in soggetti con pressione alta.
Curiosità: era coltivato dagli indigeni nella regione peruviana delle Ande, già molto prima dell’arrivo degli spagnoli. Nonostante questi ultimi fossero venuti a conoscenza di questa coltivazione, non la estesero ad altre parti del mondo, così che non se ne ha traccia altrove fino al XIX secolo, quando si cominciò a coltivarla negli Stati Uniti, e solo alla fine del XX secolo in Europa. La rappresentazione del frutto di Pepino (in lingua quechua “cahum”) in oggetti di ceramica risalenti alla cultura Mochica e Chimù sono prove tangibili dell’importanza che aveva in quelle epoche: coltivato sulle pendici delle Ande insieme al pomodoro, alla melanzana e alla patata, non raggiunse però la fama e l’importanza alimentare di quest’ultime.
