STORIA ZEN: “Il Giardino”

Un re si recò da un Maestro Zen per impararae il giardinaggio. Il Maestro lo istruì per tre anni.

Il re aveva un giardino grande e meraviglioso, nel quale erano impiegati molti giardinieri, e qualsiasi cosa dicesse il Maestro il re la realizzava. Al termine dei tre anni, il giardino era finito e il re invitò il Maestro a visitarlo.
Il re era molto in apprensione, perchè quel Maestro era severo, inflessibile: lo avrebbe apprezzato? Avrebbe detto: “Sì, hai compreso il mio insegnamento”? Era una sorta di esame… venne impiegata ogni cura perché il giardino fosse compiuto, perché nulla venisse lasciato a metà. E solo allora il re fece venire il Maestro.
Ma da subito il Maestro si rattristò. Si guardò intorno, andò da un lato all’altro del giardino, e il suo volto si fece sempre più serio. Il re era spaventato: non aveva mai visto il Maestro così serio: “Come mai era così cupo? Ho commesso un errore tanto grave?”. Il Maestro scuoteva continuamente la testa e diceva di no, fra sé e sé; alla fine, il re non poté trattenersi dal chiedere: “Cosa c’è che non va, Mestro? Perché non dici nulla? Come mai ti sei fatto così cupo, e scuoti la testa con diniego? Questo giardino è frutto dei tuoi insegnamenti”.
E il Maestro disse: “Questo giardino è troppo rifinito, è così completo che è una cosa morta. Dove sono le foglie secche? Non vedo una sola foglia secca!”. Tutte le foglie secche erano state asportate, non c’era una sola foglia gialla sugli alberi, non una foglia caduta sui sentieri.
Il re disse: “Ho dato istruzioni ai miei giardinieri di rimuovere ogni imperfezione, affinché il giardino fosse perfetto!”.
“Per questo è così privo di vita” replicò il Maestro “perché è assolutamente artificiale, è opera dell’uomo: le cose di Dio non sono mai compiute, sono sempre incomplete.”
Fuori dal giardino erano ammucchiate tutte le foglie secche. Il Maestro corse fuori, andò a prendere un secchio di foglie secche e le sparpagliò al vento. Il vento le prese, cominciò a giocarci, le foglie rotolarono sul sentiero. Il Maestro ne fu entusiasta. Disse: “Guarda ora come è vivo, questo giardino!”. Con le foglie secche nel giardino era entrato un suono, il canto, la musica delle foglie trascinate dal vento. Ora, il giardino aveva un sussurro; prima, era morto e silenzioso come un cimitero.foglie-svolazzanti

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