Spinacio del Malabar, spiancio rampicante o corridore var. rubra (rossa)/ alba (verde)
Appartenente alla famiglia delle Basellaceae, non è un vero spinacio, sebbene lo ricordi nel sapore e nei modi di consumarlo (crudo o appena scottato). Si presenta come una pianta rampicante estremamente decorativa (raggiunge facilmente i 4-5 mt), con il fusto sarmentoso rosso-violaceo e le foglie verdi scuro, cerate e carnose;i fiori, ermafroditi, sono piccoli e rosa, visibili in primavera e in autunno. È commestibile nella sua interezza (foglie, fiori, bacche, giovani getti) e dal punto di vista nutrizionale risulta ricco di Vit. C, Vit. A, ferro, calcio e clorofilla, e povero di calorie. Predilige terreni freschi e posizioni luminose, visto la verticalità del portamento è adatto anche alla coltivazione in balcone. Teme il gelo.
Semina: marzo-aprile; terreno: fresco e ben drenato; esposizione: pieno sole, mezz’ombra
Spinacio di Okinawa, Handama, Hong-tsoi (Gynura crepioides)
È una pianta sempreverde annuale alle nostre latitudini, che produce molte foglie lanceolate verdi scuro sulla superficie e rosse-violacee sotto. Data la rusticità non ha esigenze particolari e si adatta bene a qualsiasi terreno ed esposizione; se coltivata in vaso e protetta dal gelo, resiste all’inverno. Le sue foglie sono molto gradevoli sia cotte che crude (le più tenere e i giovani germogli) e fanno parte della cucina tradizionale di Okinawa, Ishikawa e Kumamoto. Le ricette giapponesi le vogliono sbollentate e condite con la salsa “ponzu”, aggiunte a zuppe di miso, o fritte in “tempura”. È ricco di antiossidanti.
Riproduzione: per talea; terreno: sia argilloso che sabbioso; esposizione: pieno sole, mezz’ombra
Spinacio fragola (Chenopodium capitatum)
Pianta annuale, interamente commestibile e molto ornamentale sia per il bel verde delle foglie che per le sue bacche simili a grossi lamponi. È di facile coltivazione, sia in vaso sul balcone, che in piena terra, dove tende a riseminarsi e spontaneizzarsi. Le foglie, i frutti e i giovani germogli si raccolgono durante il periodo estivo e si consumano cotti o crudi: il loro sapore ricorda quello delle nocciole.
Semina: febbraio/marzo; terreno: fresco e ben drenato; esposizione: sole o mezz’ombra
Spinacio fragola (Chenopodium capitatum)
Pianta annuale, interamente commestibile e molto ornamentale sia per il bel verde delle foglie che per le sue bacche simili a grossi lamponi. È di facile coltivazione, sia in vaso sul balcone, che in piena terra, dove tende a riseminarsi e spontaneizzarsi. Le foglie, i frutti e i giovani germogli si raccolgono durante il periodo estivo e si consumano cotti o crudi: il loro sapore ricorda quello delle nocciole.
Semina: febbraio/marzo; terreno: fresco e ben drenato; esposizione: sole o mezz’ombra
Spinacio buon Enrico, farinello tutto buono (Chenopodium bonus enricus)
Lo spinacio buon enrico, o semplicemente “il buon Enrico” (in onore di Enrico VI, mecenate dei botanici), è un’erbacea perenne coltivata, in passato, in molti giardini, data la rusticità e l’abbondanza di foglie commestibili che produce da maggio ad agosto. Queste, grandi e carnose, sono molto buone e si consumano come i comuni spinaci, sia cotte che crude: sono consigliate comunque cotture brevi per non perdere i sali minerali, la vitamina C e il ferro in esse contenute. Conosciuto anche come spinacio di montagna, predilige terreni ricchi e ambienti freschi.
Semina: febbraio; terreno: ricco di humus; esposizione: soleggiata.
Spinacio Nuova Zelanda, Spinacio estivo, tetragonia cornuta (Tetragonia tetragonoides)
È noto come “spinacio estivo” sebbene non abbia nulla a che fare con lo spinacio vero e proprio: appartiene infatti alla famiglia delle Aizoaceae ed è originario dell’emisfero australe. Lo ricorda però nel sapore e, vagamente nell’aspetto, con le sue foglie lisce e carnose. La semina avviene in marzo-aprile preferibilmente in piena terra e la raccolta inizia dopo circa 70 giorni, partendo dalle foglie basali e ascellari lungo lo stelo. Il sapore è leggermente acidulo, l’oidio presente ricorda il salmastro marino, e sono molto buone consumate crude in insalata, poiché rimangono carnose e croccanti, ed anche cotte mantengono un’ottima consistenza. Scoperta da James Cook nel 1770 divenne assai popolare sulle tavole europee all’inizio dell’ 800, per poi cadere nell’oblio nel giro di un ventennio. Curioso sapere che è l’unica verdura che, secondo la teoria di Vavilov, ha come centro di origine la zona australe, nessun’altro ortaggio che consumiamo è nato in Nuova Zelanda.
Semina: marzo; terreno: qualsiasi, anche povero e arido; esposizione: pieno sole
Spinacione, bietolone rosso (Atriplex hortensis var rossa)
Questo Chenopodium dal portamento eretto (può raggiungere quasi i due metri d’altezza), era piuttosto comune negli orti del passato, più o meno in tutta Europa, dove cresceva spontaneo e produceva un bel quantitativo di fogliame durante tutta l’estate. Le foglie, carnose e scure (sia nel rosso che nel verde) , sono ottime crude e cotte, e ricordano lo spinacio più nel sapore che nella consistenza. La coltivazione è estremamente semplice, e non richiede di cure particolari data la rusticità: in periodi estremamente siccitosi richiede però copiose annaffiature per evitare che vada anzitempo a seme. Si tratta di una verdura antichissima: oggetto di raccolta alimentare fin dalla preistoria, era ben nota al tempo dei Romani che ne facevano largo uso chiamandola già Atriplex, e se ne riscontrano tracce nel Medioevo e nel Rinascimento, venendo infine soppiantata dall’odierno spinacio.
Semina: marzo; terreno: povero, sabbioso; esposizione: pieno sole
Spinacio verde estivo (Atriplex hortensis var. verde)
Questo Chenopodium dal portamento eretto era piuttosto comune negli orti del passato, più o meno in tutta Europa, dove cresceva spontaneo e produceva un bel quantitativo di fogliame durante tutta l’estate. Le foglie, carnose e scure (sia nel rosso che nel verde) , sono ottime crude e cotte, e ricordano lo spinacio più nel sapore che nella consistenza. La coltivazione è estremamente semplice, e non richiede di cure particolari data la rusticità: in periodi estremamente siccitosi richiede però copiose annaffiature per evitare che vada anzitempo a seme. Si tratta di una verdura antichissima: oggetto di raccolta alimentare fin dalla preistoria, era ben nota al tempo dei Romani che ne facevano largo uso chiamandola già Atriplex, e se ne riscontrano tracce nel Medioevo e nel Rinascimento, venendo infine soppiantata dall’odierno spinacio.
Semina: da marzo a maggio; terreno: povero; esposizione: mezz’ombra, pieno sole
Salao, pianta del sale (Atriplex halimus)
Questo Atreplice si distingue per l’inconfondibile sapore salato delle sue foglie argentee. È una pianta erbacea perenne dal portamento cespuglioso, che resiste fino ai -10°, e tollera condizioni di siccità, vento e salsedine (ma non ristagni idrici!). Si riproduce facilmente da seme o per talea, e le potature sono consigliate per l’infoltimento. Le sue foglie, disponibili in ogni periodo dell’anno, possono essere aggiunte fresche all’insalata, essiccate ed utilizzate come spezia per insaporire pietanze, o cotte come spinaci.
Semina: marzo/maggio; terreno: ben drenato; esposizione: pieno sole.