Quando ho ricevuto questo documentario, sono rimasto letteralmente a bocca aperta. Non solo per la realtà ormai dissolta nelle pieghe del tempo e fortunatamente documentata in ogni suo passaggio, ma per l’umanità, gli sguardi, le conversazioni, i silenzi, la saggezza dei mestieri, la forza della necessità e l’impegno imprescindibile alla sopravvivenza. Tutto questo circondava qualche aspetto della nostra ricerca agricola, che proprio sulla canapa dei mestieri aveva trovato radice e intuizione. Una pianta che se sapientemente lavorata dà a disposizione fibre forti, indispensabili per qualsiasi civiltà organizzata legata ancora al territorio che la ospita.
E Oggi? lo sapete, la canapa è un ottimo barometro per cogliere il grado di civilizzazione e di redistribuzione delle risorse e dell’economia…perchè dico questo? Essendo legata in primis al mondo agricolo, ed essendo una pianta rinnovabile che supera di 4 volte la capacità di fissare carbonio (CO2) di un bosco, liberando ossigeno è capace di stabilizzare suoli e clima. Come pianta tessile non può essere soggetta a grandi monopoli, l’industria se si basa su fonti vive e non fossili redistrubuisce ricchezze, anche al settore primario invece che alla chimica e all’industria mineraria e dei trasporti, spesso dita di un’unica mano. Inoltre scatena un microeffetto ambientale potente rispristinando molte lacune attuali e non sanate dall’impegno agricolo attuale, prettamente industriale anch’esso.
Insomma sta a voi cogliere i barlumi di questa antichissimi utilizzi che hanno mantenuto in equilibrio le società umane per moltissimi secoli. Ora siamo alle porte di una nuova rivoluzione, ma è sempre bene vedere quali radici la possono nutrire.
BUONA VISIONE