Nuovo Umanesimo Ecologico

La Rivoluzione della Rete Vivente: Dall’Atomo al Cosmo.
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Ci troviamo sospesi in una contraddizione apparentemente insormontabile. Da un lato, l’Agricoltura, con la sua saggezza antica che attinge alla natura, motore di civiltà e settore primario. Dall’altro, la Tecnologia, con il suo potere di sintesi e trasformazione, di specializzazione e comfort. Li vediamo come due regni separati e in guerra, due linguaggi incompatibili, un aut aut segno dei tempi. Ma è un’illusione. La crisi ecologica ed esistenziale che viviamo non è che il sintomo di questa frattura, l’errore di percezione che ci ha fatto dimenticare la nostra vera natura: siamo nodi interconnessi in una rete vivente che dall’atomo si estende al cosmo. Una canzone lo diceva “figli delle stelle” un poeta lo declamava “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.
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Per sanare questa frattura, dobbiamo reimparare a vedere il mondo non come una macchina da controllare e dividere, ma come un organismo di cui siamo parte, con le sue fasi e il suo respiro. Utopia? orizzonti irraggiungibili?
No, solo pura logica, pratica e intuizione…E per farlo, possiamo riscoprire un’antica gerarchia familiare, un’alleanza armoniosa tra le tre figure chiave: Nonna Natura, Madre Umana e Figlia Tecnologia.
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Nonna Natura: La Maestra Sintropica
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La Natura non è un magazzino di risorse. È la Nonna, l’archivista suprema. Il suo genio risiede nella sintropia, nel luogo, nella “bioregione”: la capacità di accumulare energia, informazione e complessità, invece di disperderle. È un sistema a “funzione complessa” dove nulla è spreco e tutto è in relazione. Un fotone diventa foglia, che diviene insetto, che nutre il suolo, che diventa Humus in una cascata di valore perpetua. Il suo progetto di ricerca e sviluppo, è una creazione continua lunga miliardi di anni, ha scritto il codice della resilienza, della simbiosi e dell’adattamento, dove spesso la cooperazione frutta maggiormente della competizione. Il suo è il regno della vita che si rigenera.
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Madre Umana: La Mediatrice Armonica
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Noi siamo la Madre. Non siamo i padroni del sistema, ma i suoi facilitatori consapevoli. Il nostro ruolo non è dominare la Nonna con la forza della Figlia, ma ascoltare la saggezza della prima per guidare con amore la seconda. L’Umano Armonico è un traduttore, un lavoro, un ponte. È colui che, osservando i pattern del bosco, comprende i principi della resilienza; studiando il micelio, intuisce le reti distributive e le connessioni. La sua armonia nasce dall’allineamento con i principi della Nonna. È l’artigiano evoluto che coniuga la pazienza del contadino con la visione sistemica dell’ecologo.
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Figlia Tecnologia: Il Potenziale da Educare
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La Tecnologia è la Figlia. Giovane, potente, ma acerba. Senza la guida della Madre e la saggezza della Nonna, la sua energia rischia di diventare distruttiva e autoreferenziale, un’arma di estrazione di massa. Ma il suo potenziale è immenso: non per sostituire la Nonna, ma per estenderne i suoi principi. Se la Nonna ha creato la fotosintesi, la Figlia può creare il pannello solare, le intuizioni quantistiche diventano pure e semplici sincronie. Se la Nonna ha creato gli ecosistemi, la Figlia può progettare economie circolari. Migliorare le rese e la diversità, aiutarci a superare la noia e a riscoprire la Natura.
Il suo scopo è servire il ciclo della vita, non interromperlo.
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Dalla Banalizzazione alla Coevoluzione: La Rete che Respira
Oggi, il nostro approccio è spesso quello di usare la Figlia (la tecnologia di precisione, i droni, i big data) per imporre un controllo dall’alto, banalizzando la complessità della Nonna. È un atto di forza, non di dialogo.
La vera rivoluzione è passare dal controllo alla coevoluzione. Come? Creando una rete a funzione complessa, un ecosistema di ecosistemi.
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· Fitopolis, microfattorie, comunità energetiche non sono semplici progetti. Sono nodi viventi di questa rete. Ogni microfattoria è un esperimento iper-locale di applicazione dei principi della Nonna.
· La Simbiosi – industriale, agricola, urbana – è il protocollo di comunicazione di questa rete. Lo scarto di un nodo diventa risorsa per l’altro, in un gioco di relazioni mutualistiche che replica la logica di una foresta.
· La Ricerca e Sviluppo diventa il processo di “traduzione” continuo: la Madre studia i pattern della Nonna e li traduce in linguaggio e strumenti per la Figlia.
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In questa rete, la domanda “chi produce i materiali?” trova una nuova risposta:
li produce la rete stessa. La Nonna fornisce il progetto, la Madre disegna le interazioni, la Figlia implementa soluzioni che generano materiali non più come “rifiuti in attesa”, ma come nutrienti per il ciclo successivo.
Un Nuovo Lessico per un Nuovo Mondo
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Per compiere questo passaggio, dobbiamo cambiare le parole con cui pensiamo il mondo. Il termine generico e sterile “ambiente” – che potrebbe essere la luna o Marte – va riempito con il termine caldo e organico di “Natura”. Natura implica parentela, generazione, origine, dipendenza. Noi non siamo “nell’ambiente”. Noi siamo della Natura. Siamo il suo frutto pensante. Chiamare le cose con il loro nome vero è il primo atto di responsabilità.
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La Sfida: Essere Architetti di Ecosistemi
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Il compito che ci attende non è tecnico, ma narrativo e progettuale. Dobbiamo smettere di essere ingegneri di manufatti e diventare architetti di ecosistemi. Dobbiamo tessere insieme la saggezza sintropica della Nonna, la mediazione consapevole della Madre e il potenziale innovativo della Figlia.
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È un ritorno a casa, un riallineamento con il flusso della vita. Non per rifiutare il futuro, ma per costruirne uno degno di questo nome: un futuro in cui la tecnologia non ci allontana dalla Natura, ma ci aiuta a riscoprirci, finalmente, parte di lei. Non come padroni, ma come figli riconoscenti e custodi saggi.
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Da dove cominciare?
Ritrovato il filo il labirinto diventa una passeggiata. Rivalutare i luoghi ad alta biodiversità. Le accademie, i Giardini Botanici, i Comuni, gli orti sociali, l’arte e la natura. Creare e stimolare le connessioni fra le parti: un esempio.
Orto botanico- agricoltura- Comune. Ad esempio si possono studiare, sperimentare e poi proporre piante utili per le altre attività selezionando magari: maggiore resistenza alla siccità, migliore adattamento all’inquinamento, radici antismottamento, fitodepurazione e rigenerazione delle acque e dei suoli, valore culturale delle specie e delle tradizioni, sono solo alcuni di molti esempi. Uno fra tutti è l’operato del comune di Meyedin in Colombia, già citato nell’articolo precedente.
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Proporre incontri e mostre a tema, concerti, feste, esperienze dirette.
Formare ricerche e sviluppi concreti, che sfocino in filiere e servizi.
Formare mano d’opera e maestranze, progetti in erasmus e scambi culturali e linguistici.
Il cibo è un punto chiave, condividere l’energia, integrare le eccellenze e declinare possibilità per ristrutturare l’abitato e il contado.
Nel proprio piccolo si può arricchire molto lo spunto, ma sopratutto è importante trovare le connessioni che supportano le iniziative e ci permettono di giungere a un raccolto\impressione armonica completa. In permacutura lo schema sarebbe questo:
Speriamo che già da oggi siano in essere gli sviluppi concreti di queste filiere. Buona continuazione.

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