LE PIANTE DINAMICHE

Ecco un estratto del libretto molto illuminante scritto da Ehenfried E. Pfeiffer

CHE COSA RACCONTANO LE ERBE INFESTANTI”, ed Antroposofica, Milano, 1989.

Pag. 76-82.

Buona lettura.

Le ortiche o Urticacee

Benché siano molto diffuse, le ortiche sono piuttosto uniche. Sono poche le specie che appartengono a questa famiglia con generi così differenti come la canapa, il luppolo e sorprendentemente anche l’olmo, il gelso, il fico e il platano. Noi non parleremo che delle ortiche. Sono: l’ortica, la più piccola ortica comune, l’ortica alta e l’innocua ortica falsa che non punge.

Il liquido caustico si immagazzina nei peli finissimi delle foglie e dei fusti; è composto principalmente di acido formico e forse di un altro veleno finora sconosciuto. L’ortica più caustica cresce sull Isola di Timor: le sue bruciature rimangono per molti anni, anche per una vita, e il dolore aumenta col tempo umido.

Come erbacce conosciamo queste piante nei giardini, sul composto, nei cortili, ai bordi delle strade, in luoghi incolti e dovunque il materiale organico si decomponga e il clima non sia troppo secco.

Già nell’antichità le ortiche erano molto conosciute per il loro valore medicinale. Aumentano la circolazione del sangue e hanno un effetto stimolante. Le piante mollo giovani sono verdura molto saporita che si prepara come gli spinaci. Sono buonissime per le galline e si c visto che la pianta fresca, tritata, è molto apprezzata dai pulcini. Le ortiche sono ricche di sostanze nutritive e, come mangime per i polli, sono efficaci per prevenire la diarrea e diverse altre deficienze.

Cosa vuol dire che una pianta sia dinamica? perché consideriamo l’ortica una pianta dinamica?

Le piante dinamiche sono quelle che hanno un effetto specifico su tutto ciò che le circonda, in modo che altre piante o la terra stessa cambino le loro caratteristiche. Questa influenza è però qualcosa di più di una mera competizione fra minerali, acqua e luce. L’ortica ha almeno tre caratteristiche che illustrano il suo carattere dinamico: fa diventare più resistenti le altre piante; cambia il processo chimico nelle piante vicine; stimola la formazione dell’humus. Si sono fatti degli esperimenti coltivando le ortiche fra le file di pomodoro. Si è osservato che questi pomodori non marcivano tanto facilmente e che il loro succo si era conservato per più di quattro settimane senza prodotti chimici e senza averlo bollito. La menta piperita fu coltivata nel modo seguente: tre file di menta, una fila di ortica, tre file di menta, una fila di ortica, ecc. Il contenuto di olio essenziale nella menta era del 2,5 percento nelle piante vicine alle ortiche, mentre era solo dello 0,75-1,0 percento nelle piante di controllo (senza l’ortica).

La terza caratteristica si può osservare scavando il suolo vicino alle radici dell’ortica e guardando il tipo di humus che vi si trova: marrone scuro e neutro. Le foglie e i fusti di questa pianta si decompongono in un humus ideale. Può anche darsi che vi sia una certa secrezione che stimola la vita del suolo e la fermentazione. Nell’agricoltura biodinamica si usa un humus con raggiunta di ortica (funziona soltanto l’Urtica dioica) per stimolare la fermentazione nel cumulo di composto o di concime.

Sembrerebbe ridicolo coltivare e raccogliere un’erbaccia, ma non va dimenticato che molte erbacce hanno caratteristiche medicinali oppure effetti velenosi. Favorire la produzione di un humus neutro e la stimolazione delle buone caratteristiche di altre piante è come «curare» il terreno. Tutti i produttori di humus sono buoni medici per un suolo malato. La senape ha per esempio una secrezione alcalina sulle radici che può neutralizzare un terreno acido. La senape, la borsa del pastore e alcune altre piante assorbono i sali eccessivi e li restituiscono in forme organiche . Peccato che finora questo campo di processi organici e dinamici sia stato così poco investigato.

Le piante coltivate, esse stesse derivate spesso dalle erbacce, hanno perso tali caratteristiche dinamiche, crescendo in dimensione piuttosto che in qualità. Questo è vero per i cavoli, i ravanelli e le barbabietole. Si può vedere un risultato sorprendente, trapiantando la bella stella alpina dal suo ambiente naturale in un giardino. Le sue foglie diventano opache c grasse, rendendola simile a un tumore di cavolfiore, dopo aver perso tutta la sua bellezza originale.

Ritornando alla nostra ortica, si deve dire che è piuttosto indi pendente e che all’inizio resiste al tentativo di essere coltivata. Si avranno difficoltà anche provando a coltivare l’ortica nello stesso giardino dove prima cresceva spontaneamente. L’autore ebbe difficoltà enormi quando provò a coltivare l’ortica per le sue caratteristiche dinamiche in Egitto. Inoltre l’ortica ha una fibra ruvida ma durevole, e i tessuti che se ne ricavano tengono fresco il corpo.

Altre erbacce dinamiche

Una pianta molto buffa per lo studioso delle caratteristiche dinamiche è la gramigna, o dente canino. Quando Sisifo fu costretto a spingere la sua pietra in continuazione, come ci dice la mitologia, sfuggì a una punizione molto peggiore: quella cioè di sradicare la gramigna. Da ciascun pezzo di radice o di gambo crescono delle nuove piante. Nei libri di botanica si legge che la gramigna si riproduce da seme o dal rizoma strisciante. Abbiamo osservato che spesso i semi sono sterili e che le pannocchie sono vuote. Visto che la gramigna è la più vicina al grano, si è pensato di trasformarla in una pianta utile: era sorprendente, data la grande vitalità, come essa resistesse alla coltivazione; se infatti la si fa crescere diritta, diventa debole e bisogna darle molta cura per farle produrre semi fertili. Ci vollero molti anni per trasformarla pian piano in una pianta diritta senza rizomi che produceva ca. 500 semi per pianta, trasformando cioè la sua vitalità di erbaccia in una caratteristica utile. La gramigna è un buon mangime per le mucche e sarebbe adatta per coprire i burroni e i bordi delle strade, particolarmente dove il suolo è appena dissodato; bisognerebbe poterla eliminare quando il suolo è pronto per coltivazioni migliori.

Un’altra erbaccia dinamica è il dente di leone. Fiorisce per primo in primavera e in estate. Spesso si confonde con Paltò Leontodon autumnalis che fiorisce dopo. In un modo o nell’altro, il dente di leone viene consociato con il trifoglio e con l’erba medica perché preferisce un buon terreno profondo. Dove cresce il dente di leone, il suolo è abbastanza adatto per i legumi migliori; se poi non crescono, la colpa è del contadino. 1 lombrichi amano la terra intorno al dente di leone perché questa è un’altra pianta che produce un humus neutro. A volte c’è gente che impazzisce quando vede i denti di leone sul prato all’inglese: vorrebbe prendere la vanga e sterrarli. Dovrebbe però sapere che non vi sarebbe nessun prato all’inglese se i denti di leone non ci potessero crescere. Anche se crescono fitti, non sono in competizione con le graminacee perché hanno i fittoni lunghi un metro. Penetrando anche lo strato compatto, il dente di leone trasporta i minerali, soprattutto il calcio, dagli strati più profondi alla superficie. Ricupera allora ciò che il suolo ha perso, cioè i minerali che sono stati dilavati. Il dente di leone cresce troppo vicino al terreno per essere raccolto per il composto, ma arricchisce l’humus e, quando muore, i canali lasciati dalle radici morte fanno salire i lombrichi. Si potrebbe quasi dire che come pianta il dente di leone migliora il suolo nella stessa maniera del lombrico come animale. Quando cresce veramente come erbaccia indica solo che l’humus e la vita del suolo sono trascurati. Crescendo in abbondanza su un pascolo, il dente di leone si occupa del drenaggio verticale fino a quando noi siamo troppo pigri per occuparcene erpicando.

Un altro principio dinamico viene illustrato dalla camomilla. Questa pianta sminuzza la crosta in superficie, e la sua presenza, come hanno dimostrato i nostri esperimenti, stimola il frumento a fare chicchi più pesanti e spighe più piene. La camomilla ha però quest’effetto soltanto quando è presente in piccole quantità, ad esempio una pianta di camomilla per cento o di più di frumento. Se si coltiva tra il frumento in grandi quantità, cioè 20 : 100, ne impedisce lo sviluppo. Perché? Quando lo strato superficiale è troppo duro, la camomilla se la può cavare mentre il frumento non ce la fa più. Troppa camomilla indica che un campo è stato arato quando era troppo bagnato e non era fresato abbastanza, oppure che è stato usato un fertilizzante unilaterale troppo acido. Il terreno ha bisogno allora di letame e di legumi nella rotazione. Un eccesso di camomilla ci dice dunque in modo amichevole di cambiare la rotazione. Se non si cambia, si favorisce la rapinatrice: la senape selvatica. La camomilla è molto ricca di potassio e di calcio ed è ottima per il composto. Inoltre i suoi fiori danno un’infusione molto preziosa che ha un effetto calmante sulle infiammazioni intestinali e sulle piaghe dell’uomo e degli animali.

Terminiamo questo capitolo con la descrizione del genere Equisetum. È importante accorgersi che ci sono molte altre piante dinamiche. Bisogna andare nei campi e scoprirle da soli.

L’Equisetum è un genere molto interessante, l’ultimo rimasto degli alberi enormi delle foreste di carbone. Si riproduce per spora e per rizoma strisciante. La pianta più comune è la coda di cavallo (Equisetum circense) che cresce sui terreni sabbiosi e ghiaiosi con un livello alto di acqua. Tutte le specie di Equisetum preferiscono un clima umido e fresco, benché resistano a un’estate secca e si trovino spesso in luoghi secchi, come le massicciate della ferrovia. La pianta dà noia soltanto quando invade i pascoli o i campi. In quel caso indica un drenaggio insufficiente e troppo poca lavorazione. Curare il suolo aiuta come al solito ad eliminare l’erbaccia. Un’altra varietà è l’equiseto di palude che cresce nei luoghi molto bagnati e nei boschi. Non ha alcun valore dinamico.

Tutte le piante del genere Equisetum (nella coda di cavallo è più marcato) hanno uno scheletro di silice. Bruciando i gambi verdi e le foglie in una fiamma calda ma bassa, si eliminano tutte le parti organiche lasciando uno scheletro bianco di silice che mostra ancora la struttura originale dei piccoli gambi. È proprio per questo contenuto di silice (fin all’80 percento di tutta la cenere) che l’equiseto era usato dai nostri antenati per infusi medicinali. Poiché la coda di cavallo è molto resistente ai funghi, si usa nel metodo biodinamico un infuso di questa pianta (una soluzione dello 0,5-2,0 percento, fatta bollire per 15-20 minuti) per spruzzare contro la muffa e altri funghi, sulla vite, sulla verdura, sulle rose e sugli alberi da frutta. Questo infuso non è così forte come gli spruzzi di rame o di arsenico, ma ha un’azione molto dolce c veloce che non disturba la vita del suolo. Non si dovrebbe spruzzare finché non si elimina la causa principale dell’infezione da fungo, cioè una stagnazione d’acqua.

Le altre varietà di Equisetum non hanno questa caratteristica. L’Equisetum arvense ha un effetto preciso sul sistema renale. L’autore l’ha usata per i disturbi renali nelle mucche e nei cavalli, nonché nei cani. In contrasto con le opinioni correnti, non si è osservato alcun effetto velenoso, neppure usando mezzo litro di infuso alla volta. A causa della sua utilità, la coda di cavallo non è stata mai considerata un’erbaccia nelle fattorie biodinamiche e viene raccolta dovunque si trovi. Benché la pianta si riproduca facilmente, è molto difficile coltivarla o farla riprodurre dove si vorrebbe. Si riproduce per spore che si diffondono in primavera dai gambi marroni fertili, ma senza foglie; questi crescono dai rizomi, e sono alti 10-20 cm. e anche più. Tutte le specie del genere Equisetum hanno piccoli nodi che congiungono una sezione del gambo o della foglia a un’altra. Si separano facilmente con grande divertimento per i bambini (e per gli adulti) che non smettono di giocare finché non è scomposta tutta la pianta. Prima della fabbricazione di prodotti pulitori, la pianta bollita era usata per pulire e lucidare le superfici d’argento e di peltro. In tedesco si chiama Zinnkraut (erba per lo zinco). La specie utile, Equisetum arvense, si distingue molto facilmente dalle altre inutili perché, mentre queste ultime hanno un tipo di colletto formato da piccole foglie nere a punta intorno ai nodi, il colletto della coda di cavallo è verde oppure soltanto leggermente scolorito.

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