Fritjof Capra da CUSTODI DELLA BIODIVERSITA’ AGRICOLA

Custodi della biodiversità agricola
In un libro la storia di dieci “Custodi della biodiversità agricola” italiani per la Giornata mondiale della Terra

Esce nella Giornata Mondiale della Terra (22 aprile), per la collana “terre” di ali&no editrice, il libro Custodi della biodiversità agricola a cura di Elena Macellari, agronoma formatasi all’Università degli Studi di Perugia, con un saggio introduttivo di Fritjof Capra, uno degli intellettuali più influenti in materia di biodiversità a livello internazionale, fisico delle alte energie presso la Berkeley University in California e fondatore del Center for Ecoliteracy.

Il volume raccoglie l’esperienza agricola di dieci piccoli imprenditori italiani sulla base dei valori che muovono la loro produzione di piante autoctone ed esotiche, officinali, orticole e cerealicole, vino, olio, miele e zafferano.

La curatrice dell’opera, già autrice di numerose pubblicazioni sui giardini, l’agricoltura, le donne e la botanica (tra cui ricordiamo la prima biografia italiana di Eva Mameli Calvino del 2010, sempre per ali&no editrice, che ha aperto la collana “le farfalle” diretta da Clara Sereni), in qualità di “investigatrice ecologica” ha raccolto le testimonianze di alcuni attori di queste importanti realtà innovative, tracciandone un quadro storico, metodologico ed esperienziale in materia di biodiversità agricola.

Con la riflessione di due scienziati internazionali, Pierluigi Luisi e Fritjof Capra, si sono messi in luce anche i vantaggi di queste esperienze, a torto definite pionieristiche, che dovrebbero portare a un implemento dell’agro-biodiversità in Italia per la salute dell’uomo e del pianeta.

Ecco un breve estratto …..buona lettura….

Se oggi consideriamo lo stato del mondo, è evidente che nessuno dei problemi globali — l’energia, l’ambiente, il cambiamento climatico, la disuguaglianza economica, la violenza e la guerra — può essere compreso se considerato da solo. Sono tutti problemi sistemici, tutti interconnessi e interdipendenti, e richiedono, come tali, corrispondenti soluzioni sistemiche — soluzioni che affrontano un problema non separatamente ma attraverso il contesto di tutti i problemi correlati. Le soluzioni sistemiche, dunque, tendono a risolvere diverse questioni simultaneamente, visto che i problemi sistemici hanno conseguenze dannose in molti ambiti. Per dimostrare la natura sistemica dei nostri maggiori problemi  e il valore delle soluzioni concepite secondo questa stessa visione non c’è miglior esempio del cibo e dell’agricoltura. Oggigiorno, nel mondo, esistono due metodi diversi di produzione del cibo. Da una parte, il cibo è prodotto industrialmente con una agricoltura intensiva altamente centralizzata, basata su un intenso utilizzo di energia da fonti fossili, sull’uso massiccio di fertilizzanti chimici e pesticidi che creano danni alla salute dei coltivatori e dei consumatori, un sistema incapace di far fronte ai crescenti disastri climatici. D’altra parte, stanno emergendo nella civiltà odierna una serie di tecniche agricole fondate su pratiche tradizionali, con cui viene prodotto cibo sano e biologico, secondo modalità decentrate, con forme di energia efficiente e sostenibile. Queste tecniche rivolte a una pratica ecologica sono conosciute sotto varie diciture, per esempio agricoltura “organica”, “biologica ,  rigenerativa”, o “sostenibile”. Di recente, il termine “agroecologia” viene sempre più utilizzato sia nei testi scientifici sia quando si intende parlare di pratiche fondate su principi di sostenibilità ecologica. Questo magnifico libro, che riporta diverse ed interessanti esperienze sul campo, tratta entrambi gli aspetti della agroecologia. Alcuni contributi sono scritti da cultori di agronomia in linguaggio tecnico, ma non eccessivamente specialistico. Al- tri, da meri coltivatori del proprio appezzamento con parole semplici che parlano della loro storia, condividendo le proprie emozioni. L’agricoltura industriale, spesso chiamata con entusiasmo “Rivoluzione Verde”, fu lanciata con l’assunto che fosse sempre possibile avere a disposizione acqua ed energia in abbondanza e che il clima fosse stabile nel tempo. Nessuna di queste ipotesi si è rivelata valida, tanto più oggi. Gli ingredienti principali della agricoltura industriale – i composti agro-chimici cosi come la meccanizzazione e l’irrigazione basate su carburanti — sono derivati interamente dai combustibili fossili che stanno diminuendo e sono sempre più dispendiosi; le riserve di acqua stanno calando, e catastrofi climatiche sempre più violente interessano per lo più le monoculture e di poche specie coltivate. Inoltre, le pratiche dell’ agricoltura industriale contribuiscono per circa il 25-30 per cento delle emissioni globali di gas serra, accelerando ulteriormente il cambiamento climatico. E evidente che siamo di fronte a un sistema di agricoltura altamente centralizzato in termini di energia e di chimica e totalmente dipendente dai carburanti fossili; una struttura, inoltre, che crea seri pericoli per la sa- Iute dei coltivatori e dei consumatori — per di più incapace di gestire i crescenti disastri causati dal clima — non può essere sostenibile nella lunga durata. Al contrario, l’agroecologia  è sostenibile in quanto incorpora i principi ecologici che sono stati testati dalla evoluzione per milioni di anni. D’importanza stringente per il futuro della agricoltura è l’osservazione che la resilienza a eventi climatici estremi è legata direttamente alla biodiversità dell’agricoltura, una caratteristica anch’essa propria della agroecologia. Inoltre, quando il terreno è coltivato secondo il metodo biologico, il suo contenuto di carbonio aumenta; l’agricoltura biologica contribuisce così alla riduzione di anidride carbonica nell’atmosfera. In altre parole, l’agroecologia non è solo più resistente all’innalzamento della temperatura globale rispetto all’agricoltura industriale, ma aiuta anche a stabilizzare il clima. In conclusione, invece di contribuire ad aggravare la situazione ambientale, potrebbe essere un fattore determinante per risolvere certe criticità. I contributi di questo libro mostrano, con numerosi e chiari  esempi, come gli agricoltori possano coltivare in modo naturale, usando tecnologie basate sulla conoscenza ecologica piuttosto che sulla chimica o l’ingegneria genetica, utilizzate con lo scopo di aumentare le rese, controllare i parassiti e costruire artificialmente la fertilità del terreno. Ad esempio, molti di loro adottano il principio della rotazione, con molte colture diverse per far sì che gli insetti che sono attratti da un tipo di pianta scompaiano con la crescita della successiva. Sanno che non è saggio eliminare completamente gli insetti, perché questo significherebbe colpire anche i loro predatori che mantengono invece l’equilibrio in un sano ecosistema. Al posto dei fertilizzanti chimici, questi agricoltori arricchiscono il terreno con letame e residui del raccolto, riportando così la materia organica all’interno del ciclo naturale. E tutte queste pratiche, che sono orientate verso la comunità, richiedendo molta mano d’opera riducono la povertà e rafforzano così lo stile di vita delle famiglie.  Da un punto di vista sistemico, appare evidente che l’agroecologia è la soluzione olistica per eccellenza. Una consistente e diffusa transizione dall’agricoltura industriale chimica e a larga scala verso una agricoltura orientata alla comunità, biologica e sostenibile, contribuirebbe essenzialmente a risolvere tre dei nostri più grandi problemi. Ridurrebbe la nostra di- pendenza dalla energia, in quanto si userebbe un quinto dei carburanti fossili per produrre e trasformare il cibo. Quest’ultimo, così prodotto, sano e organico, avrebbe un effetto positivo sulla salute pubblica, poichè molte malattie croniche — problemi cardiocircolatori, infarti, diabete e altri ancora — sono strettamente legate alla dieta. Infine, la coltivazione organica contribuirebbe significativamente a combattere il cambiamento climatico sottraendo anidride carbonica all’atmosfera per immagazzinarla nella materia organica. È chiaro quindi che l’agricoltura rigenerativa e sostenibile si pone come alternativa seria ed ecologica  all’agricoltura industriale basata come si è detto sul miglioramento genetico e l’uso di sostanza chimi- che. Dobbiamo augurarci, di conseguenza, una maggiore diffusione delle pratiche agroecologiche che hanno dimostrato sul campo il loro successo. Spero che le storie appassionanti raccontate in questo libro possano contribuire a questa, or mai necessaria, inversione di rotta.  

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