CYPERUS esculentus

“Zigolo, mandorla di terra, chufa, tiger nut”

Famiglia: Cyperaceae

Origine: Mediterraneo

Caratteristiche: pianta erbacea perenne assai rustica, raggiunge i 40-50 cm di altezza. Presenta foglie basali intere e un sistema radicolare rizomatico nel quale si formano dei piccoli tuberi commestibili. I fiori radunati in spighetta sono giallo verdi di dimensioni irregolari. 

Coltivazione: necessita di posizioni soleggiate e un terreno sabbioso e umido. Cresce nelle zone di palude e acquitrini litoranei I tuberi vengono piantati tra i mesi di aprile e maggio, e le piantine devono essere irrigate settimanalmente fino al momento del raccolto, che avviene nei mesi di novembre e dicembre.

Edibilità 4/5:  i tuberi si possono consumare crudi, cotti, essiccati e ridotti in polvere. Hanno un sapore tra la mandorla ed il cocco, sono deliziosi e dolci soprattutto se essiccati. Si può fare un’ottima bevanda vegetale  (l’horchata di Valencia) macinando i tuberi con dell’acqua e aggiungendo poi un po’ di zucchero e cannella, a piacere. Se tostati e macinati possono essere un valido sostituto del caffè. Dalla spremitura del tubero si ricava un olio pregiato contenente più di 2/3 di acido oleico, circa lo stesso contenuto nell’olio di oliva: inoltre anche il sapore e l’odore dei due oli sembrano essere molto simili.

Valore terapeutico 2/5: in fitoterapia è considerata una pianta dalle spiccate proprietà diuretiche, digestive, stimolanti, toniche ed emmenagoghe. In cosmesi viene utilizzata per il suo profumo simile alla viola, e per il potere idratante, nutritivo ed  antiossidante.                   

Curiosità: La coltivazione del Cyperus esculentus, al pari del più noto Cyperus papyrus (il papiro), sembra essere stata una delle prime piante utilizzate in agricoltura. Sono stati ritrovati tuberi di zigolo in vasi provenienti da tombe dall’Antico Egitto, e ciò attesta che questa pianta ha una storia di coltivazione di almeno 4000 anni. Arrivò in Spagna con gli Arabi, al tempo della loro occupazione, e in Spagna si è consolidata, quasi esclusivamente, la sua coltivazione (oggi è un DOP garantito dalla UE). Furono però due italiani (Spadoni e Mancini) all’inizio dell’800 a individuarne l’uso come surrogato del caffè, da cui poi è nata la ricetta dell’ “horchata”, tipica bevanda del litorale sudorientale della Spagna.

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