“Miracolina, Miracle berry”
Famiglia: Sapotaceae
Origine: Africa occidentale

Caratteristiche: è arbusto cespuglioso sempreverde, che nel luogo d’origine cresce spontaneamente e raggiunge i 5-6 metri d’altezza, ma se coltivato ai nostri climi oltrepassa difficilmente il metro. Ha foglie semplici, di forma obovate, a margine intero e con la pagina inferiore cerosa. Si sviluppano in piccoli gruppi situati all’estremità dei rami e sono di colore verde brillante. I fiori sono molto piccoli e di colore bianco, e da essi si generano i frutti che altro non sono che delle piccole drupe di color rosso intenso, lunghe circa 2-3 cm. La polpa è consistente, di colore bianco-rossastro, non molto spessa ed avvolge un grosso seme di colore nero. L’albero ha una crescita molto lenta, e inizia a produrre le drupe dopo 3-4 anni.
Coltivazione: predilige luoghi ombreggiati, con terreno umido e senza ristagni. Prospera bene in suoli a ph fortemente acido. Alle nostre latitudini è consigliata la coltivazione in vaso, così da proteggere le piante durante l’inverno: infatti temperature intorno o appena sotto 0 °C le possono danneggiare. Si riproduce da talea, e molto difficilmente da seme, poiché la germinabilità risulta bassissima.
Edibilità 4/5: Le bacche hanno un sapore leggermente dolce con una polpa soda che circonda un seme amaro. L’effetto “miracoloso” che si ha mangiando queste bacche, e che dura per circa un’ora, è quello di “ingannare” la lingua e cambiare il sapore degli alimenti rendendoli dolci: un limone, dell’aceto e qualsiasi altro cibo ci sembrerà dolce dopo aver mangiato una bacca di S. dulcificum.
Valore terapeutico 1/5: la miracolina, per la sua peculiare caratteristica di rendere dolci i cibi può essere utile, per esempio, nei casi in cui si dovesse perdere peso: ogni bacca contiene solo una caloria, riesce a rendere gradevole qualsiasi tipo di pietanza, e permette di eliminare lo zucchero da ricette dolci. Rispetto agli altri dolcificanti naturali, la miracolina è una glicoproteina non metabolizzata con l’azione dell’insulina e quindi rappresenta un’alternativa per i diabetici. In uno studio, i ricercatori hanno somministrato ai topi una dieta ricca di fruttosio per quattro settimane, e successivamente hanno dato loro miracolina tre volte al giorno per tre giorni. Dopo lo studio, i ricercatori hanno notato che i topi avevano invertito il loro indice di glucosio-insulina, suggerendo che la miracolina può effettivamente aiutare a migliorare la sensibilità all’insulina nei diabetici. La miracolina è inoltre nota per avere buone proprietà antiossidanti, che possono aiutare a contrastare i radicali liberi. La maggior parte dei benefici derivano dalla polpa, che ha dimostrato poter inibire l’ossidazione degli acidi grassi nell’olio di pesce.
Curiosità: la prima documentazione di questa pianta risale al 1725 ad opera dell’ esploratore e cartografo francese Chevalier des Marchais, il quale, in uno dei suoi viaggi nel continente africano, apprese che i locali ne facevano ampiamente uso da tempi immemori per condire le pietanze. Il principio attivo responsabile della prodigiosa alterazione del gusto è una glicoproteina, battezzata e descritta nel 1968 dallo scienziato giapponese Kenzo Kurihara, a cui decise di dare il nome di miracolina (miraculin). La miracolina si è dimostrata capace di far percepire come dolci i cibi che vanno ad abbassare il pH salivare, come quelli acidi e amari. Benché i meccanismi non siano ancora stati svelati nei minimi particolari, la glicoproteina, in ambiente salivare neutro (pH intorno a 6.8-7) si va a legare ai recettori gustativi del dolce presenti sulla lingua, disattivandoli (questo è il motivo per cui le stesse bacche risultano del tutto insapori); quando la saliva diventa acida (a pH inferiore a 6,5) la miracolina acquisisce delle cariche positive andando a sovraccaricare le proteine recettoriali, iperattivandole. Le gemme gustative, così sovrastimolate, iniziano a mandare continui segnali al cervello, inducendolo a percepire gli alimenti appena introdotti come dolcissimi.
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